mercoledì 19 gennaio 2011

Le meduse Irukandji


In Australia, soprattutto nella regione del Queensland (nord-est del Paese), il pericolo per i bagnanti non è rappresentato esclusivamente dagli squali, ma da qualcosa di più subdolo, quasi invisibile e quindi spesso impossibile da evitare. Si tratta di una piccolissima medusa, chiamata Irukandji (nome che deriva da quello di una popolazione locale), per gli studiosi nota come Carukia barnesi, classificata nel 1967. Questo piccolissimo celenterato, ha un' ombrella che non supera le dimensioni di un' oliva, con un altezza massima quindi di 2,5 cm circa. Possiede solamente quattro tentacoli, che possono avere una lunghezza molto variabile, da pochi centimetri ad oltre mezzo metro. Caratteristica che la rende ancora più pericolosa è il suo corpo trasparente che, unito al fatto di essere di piccolissime dimensioni, la rende difficile da vedere in acqua. Come tutte le meduse, possiede delle cellule urticanti che sono però raggruppate nei tentacoli solo in alcune zone, distinguibili da una morfologia tondeggiante e biancastra; inoltre, a differenza delle altre meduse, le cellule urticanti sono presenti anche sull'ombrella dell'animale. Il mix tossico contenuto all'interno di questi particolati tipi di cellule (cnidociti) è molto pericoloso anche per l'uomo e in diversi casi ha avuto effetti letali. La tossina viene iniettata nel corpo della vittima dall'estremità di filamenti, simili a piccoli e lunghi arpioni contenuti all'interno delle cellule prima menzionate, che vengono "sparati" nell'attimo in cui avviene il contatto fisico. A differenza di molte meduse, il contatto provoca nel momento solo un lieve dolore che non fa tanto allarmare, ma dopo circa 30 minuti subentra nella vittima quella che viene definita "sindrome Irukandji" che può essere letale soprattutto se non opportunamente trattata o in soggetti particolarmente sensibili alla tossina. Dopo mezz'ora, i sintomi possono essere vari, in base al soggetto ed alla quantità di tossina iniettata, ma i più comuni sono: forte dolore diffuso pressoché a tutto il corpo, pressione che sale alle stelle, tachicardia, vomito. La morte può sopraggiungere per arresto cardiaco. In tutti i casi i sintomi durano anche per diversi giorni. Non esiste antidoto. Una cosa utile da fare, però, in caso di contatto è quella di versare immediatamente, nella parte interessata, dell'aceto che in pratica "disinnesca" le cellule urticanti che non hanno ancora dato la loro scarica. Gli studiosi stanno cercando di isolare questo mix tossico per studiare un antidoto efficace e per possibili altre applicazioni; tuttavia l'estrema fragilità del corpo di questo animale, che rimane ucciso dalla semplice collisione con i vetri di un acquario, ha complicato le cose. Uno studioso ha però recentemente trovato una valida soluzione al problema, utilizzando un acquario dalla forma circolare e generando ai lati un lieve flusso d'acqua che impedisce il contatto tra la piccola medusa e la parete stessa.

In foto un esemplare di questa medusa visto da vicino.

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