mercoledì 30 novembre 2011

Sogliola


Pesce bentonico tipico di fondi sabbiosi, la Sogliola (Solea solea) è piuttosto diffusa lungo tutte le nostre coste. Il corpo si presenta con profilo allungato ed ovaliforme. La pinna dorsale si estende per quasi l’intera lunghezza del corpo dell’animale, andando dalla regione leggermente anteriore all’occhio dorsale fino all’inizio della pinna caudale. L’anale è anch’essa molto estesa, ma più corta rispetto alla dorsale. Le pettorali sono poco sviluppate. Entrambi gli occhi, nell’esemplare completamente sviluppato, sono posti sul lato destro del corpo. Sogliole e simili, infatti, subiscono durante lo sviluppo una fase di profonde modificazioni della loro anatomia interna ed esterna, tra cui, appunto, la migrazione di un occhio sul lato opposto, rendendo, quindi, un lato cieco. Gli occhi non sono allineati, quello in posizione dorsale è posto più anteriormente. La bocca, relativamente piccola ed incisa a curva, possiede piccolissimi denti. Al tatto, il corpo dell’animale è ruvido per la presenza di piccole squame dotate di spine. La colorazione è piuttosto uniforme, generalmente color giallo sabbia con piccole macchie irregolari più scure, che possono essere molto o poco evidenti. Nella pettorale è solitamente presente una piccola macchietta nera. Il lato cieco è bianco latte. È un pesce che riesce a mimetizzarsi molto bene nel suo habitat, avendo un colore molto simile a quello del substrato sabbioso in cui vive; inoltre, nelle ore diurne, rimane solitamente nascosto sotto alla sabbia, lasciando emergere solo una piccola parte della regione cefalica e gli occhi. Se disturbata si allontana di scatto, per poi insabbiarsi rapidamente, a pochi metri dal punto iniziale. Specie piuttosto vorace, si nutre di piccoli invertebrati, quali policheti, alcuni piccoli crostacei e piccoli molluschi. Rimanendo in agguato sotto alla sabbia, sferra attacchi velocissimi alle malcapitate prede che vi si avvicinano, inconsapevolmente, troppo. Questa specie, essendo in grado di tollerare ampie variazioni di salinità, vive anche in acque salmastre. In Italia, viene attivamente pescata con vari attrezzi, alcuni dei quali specifici, come i rapidi e le sfogliare. Viene catturata anche con reti da posta fisse. Per chi pratica pesca sportiva dalla riva su fondi sabbiosi, come nel caso del surf casting, non è raro vederla abboccare alle lenze. Le carni, prive di spine, sono squisite, ottime per la frittura. Può superare i 35 cm di lunghezza per qualche etto di peso, ma solitamente la taglia è inferiore ai 30 cm.

L’esemplare in foto ha abboccato ad un lenza innescata con bibi (Sipunculus nudus). Misura 25 centimetri per 200 grammi di peso.

giovedì 3 novembre 2011

Coreano


Quello che viene comunemente chiamato "coreano" (nome che deriva dal fatto che alcune specie di questa famiglia di policheti vengono importate dalla Corea, ma anche dalla Cina) risulta essere sicuramente tra le esche più diffuse, utilizzate e conosciute dai pescatori italiani che praticano la pesca dalla riva (tuttavia in alcuni casi, e con alcune tecniche di pesca, viene utilizzato anche dalla barca). In realtà, di questo anellide polichete ne vengono commercializzate in Italia almeno 4 specie, molto simili tra loro ed appartenenti alla famiglia dei Nereididae; di queste quattro specie solamente due: Hediste diversicolor (tremolina) e Perinereis cultrifera (saltarello veneziano) sono presenti e vengono prodotte in Italia. Talvolta sono comunemente chiamate con i sinonimi: saltarello o saltarello coreano, ma si tratta sempre di specie affini e comunque appartenenti alla stessa famiglia, citata in precedenza. Il corpo di questi organismi si presenta piuttosto robusto e relativamente elastico. I parapodi, ovvero le appendici ambulatorie poste lateralmente ai segmenti del corpo, sono piuttosto sviluppati e ben evidenti. Sul capo, dotato di cirri, sono presenti un paio di occhi con cristallino. La bocca è armata di due potenti mascelle dentellate e chitinose, che vengono estroflesse assieme al faringe dall'animale per cibarsi o per difendersi, cosa sicuramente nota ai pescatori, molti dei quali avranno provato sulla propria pelle il "pizzico" del nostro verme quando viene maneggiato per l'innesco. La colorazione varia non poco, dorsalmente può presentarsi dal verde scuro fino al marroncino chiaro; mentre, nella parte ventrale può essere rossiccio chiara - rosata. Gli habitat sono molto vari e diversificati, ma quelli delle specie di nostro interesse sono costituiti prevalentemente da zone sabbiose- fangose, nei pressi di paludi o foci, su substrati dove spesso è presente copertura algale. Come ci si aspetterebbe da specie che vivono in prossimità di tali ambienti, sono in grado di sopportare ampie variazioni di salinità. Viene utilizzato con diverse tipologie di innesco, intero o a pezzi (in base al tipo di innesco o alla specie che si intende insidiare). Oltre ad avere un certo potere attrattivo per gli odori che emana, quando innescato per intero la contorsione del corpo ed i rapidi movimenti aiutano sicuramente a scatenare l'istinto predatorio del pesce. Non è un' esca selettiva e le specie che si possono insidiare sono tantissime, quasi tutte. Con gli Sparidi (orate, saraghi, mormore, ...) questo verme può regalare belle soddisfazioni. Risulta essere un' esca particolarmente valida su fondali misti o rocciosi. Presenta una buona resistenza durante la fase di lancio ed una buona tenuta in acqua. A livello globale è l'esca più venduta, raggiungendo quasi il 30% delle vendite complessive. Subito a seguire, al secondo posto, troviamo l'americano (Glycera dibranchiata), anch'esso quasi eguagliato dall'esca rossa (Scoletoma impatiens), a seguire tutti gli altri.

Clicca sul nome scientifico delle due specie di interesse per l'Italia per visualizzarne un' immagine rappresentativa.

In foto, una classica confezione di esca contenente diversi esemplari di "coreano". Gli esemplari vengono impacchettati in mezzo ad una sorta di sedimento costituito da frammenti, che possono essere naturali o artificiali, in grado di trattenere l'umidità e prolungarne quindi la sopravvivenza. In ottime condizioni e mantenuti in frigo possono sopravvivere per oltre 20 giorni.