giovedì 31 dicembre 2015

Plastica: la minaccia invisibile


Sicuramente molti di voi avranno sentito parlare degli effetti dannosi che la plastica ha sull'ambiente e sugli organismi marini. Dai sacchetti di plastica ritrovati all'interno dell'intestino delle tartarughe marine, che li scambiano per meduse o organismi simili, a quelli presenti nel tratto digerente dei cetacei, fino ai più vari pezzi di plastica ingeriti dagli uccelli marini. Assieme a quello delle reti fantasma (ghost nets), sono argomenti ripetutamente presentati in televisione e su una miriade di pagine web. Da qualche anno, per fortuna, anche in Italia si inizia a parlare dei "vortici di plastica" (trash vortex) o "continenti di plastica", immense concentrazioni di materiali, appunto principalmente di plastica, ammucchiati dalle correnti in determinate aree di convergenza presenti nei diversi oceani. In Mediterraneo, date le peculiari caratteristiche idrodinamiche, non si parla, almeno per adesso, di veri "continenti" o, sarebbe forse meglio nel nostro caso dire, "isole" di plastica; anche se, risulta ormai sempre più evidente, il nostro Bacino è anch'esso pieno di plastica di tutti i tipi e in alcune aree (anche "protette") la densità della plastica nella colonna d'acqua è uguale o simile a quella delle aree oceaniche maggiormente contaminate. Se quindi sapere della presenza di tutta questa plastica nei nostri mari possa sicuramente suscitare emozioni negative, una serissima minaccia è rappresentata dalla "plastica invisibile". Silenziosa e letale, la microplastica rappresenta una serissima minaccia per l'ecosistema marino. Sebbene, dopo tempi molto lunghi, la plastica in mare venga degradata, il pericolo rimane, anzi, aumenta. I frammenti più piccoli spariscono alla nostra vista, ma continuano a persistere nell'ambiente. Inoltre, la microplastica si trova già in alcuni cosmetici e altri prodotti utilizzati dall'uomo, che finiscono purtroppo, quasi sempre, prima o poi, in mare. Gli organismi marini che si nutrono di plancton non sono in grado di discriminare le piccole particelle di plastica dalle loro prede, organismi delle stesse dimensioni, millimetrici o addirittura di dimensioni inferiori al millimetro. La plastica quindi si accumula negli organismi, come i piccoli pesci planctofagi (che si nutrono di plancton) e "scala" la piramide alimentare fino a raggiungere gli animali più grandi, uomo compreso. Inoltre, molti composti altamente tossici e persistenti, come i derivati del DDT, i PCB, etc.., vanno a legarsi sulla superficie di queste microparticelle, concentrandosi, infine, nei tessuti degli organismi che se ne nutrono, con effetti deleteri più o meno gravi, spesso imprevedibili e molti ancora da approfondire. Se ciò che vediamo, la busta di plastica che svolazza tristemente lungo una spiaggia, le bottiglie di plastica galleggianti e incrostate da organismi marini vari, a testimonianza della loro lunga permanenza in mare, risulta "scomodo" dal punto di vista estetico, le particelle di plastica più piccole di un coriandolo rappresentano una minaccia sempre più grave e allo stesso tempo subdola. I primi studi in Mediterraneo mostrano chiaramente come anche nel nostro mare queste microplastiche stiano raggiungendo negli organismi marini concentrazioni assolutamente preoccupanti. In alcune zone, basta spremere le viscere di un pesce appena pescato per accorgersi che da queste schizzano letteralmente fuori minuscoli frammenti multicolori; il mare sta morendo. Il metodo di campionamento è ormai standardizzato (in modo che i risultati ottenuti sulle concentrazioni di plastica possano essere confrontabili in tutto il mondo). Grazie alle "manta trawls" (così si chiamano questi particolari "retini" adoperati in tutto il mondo da alcune imbarcazioni per campionare la plastica dispersa nel mare) si stanno ottenendo i primi risultati, purtroppo molto allarmanti, per il nostro Mar Mediterraneo e porre rimedio all'uso e consumo scorretto, quindi spreco, di plastica è il problema fondamentale da risolvere, o ci faremo letteralmente il bagno nella plastica, avvelenando gli animali marini e noi stessi.

In foto: macro, micro e nano-plastica con alcuni dei quasi infiniti materiali dai quali si originano. (fonte: http://www.ilvo.vlaanderen.be).

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