giovedì 28 gennaio 2010

La Squilla arcobaleno


Questa specie è un parente stretto della nostra Squilla mantis di cui abbiamo precedentemente parlato.  Vive nella regione Indo-Pacifica. La morfologia esterna è molto simile a quella della S. mantis, ma presenta un corpo tinto da colori davvero stupendi. Cattura le sue prede, che sono pesci, crostacei e molluschi, con degli agguati. Ama le zone in cui sono presenti ciottoli e sabbia, dove può scavare la sua tana a forma di U. La caratteristica più impressionante di questo animale è la potenza e velocità del suo colpo di chela. Questo animale è in grado infatti di utilizzare le sue "chele" per rompere il guscio di alcuni bivalvi di cui si nutre, oltre a stordire altre prede come pesciolini e alcuni crostacei. Pare che, in alcuni casi, quando questi animali sono tenuti in vasca, sono in grado di rompere addirittura il vetro di un acquario con il loro potente colpo e se provocati possono causare seri dolori anche a noi umani.


In foto Squilla arcobaleno (Odontactylus scyllarus) con la sua splendida e coloratissima livrea.

venerdì 22 gennaio 2010

La "Mantide di mare"


Questo organismo ha vari nomi comuni: cannocchia, canocchia, pannocchia, cicala di mare. Il suo nome, per la scienza, è Squilla mantis. Il termine mantis è dovuto al fatto della somiglianza di un paio di appendici con quelle della Mantide religiosa. L'addome di questo animale è la parte più sviluppata, si allarga andando verso la parte terminale del corpo. Il capo è piccolo e gli occhi sono peduncolati. Nella parte terminale, due falsi occhi contribuiscono al mimetismo dell'animale. Il secondo paio di arti toracici (come precedentemente detto, simili a quelli della mantide religiosa) è utilizzato dall'animale per catturare le prede. Vive in profondità che vanno dai circa 10 metri a più di 100, in tane costruite nella sabbia. Viene catturata principalmente con reti a strascico. Crostaceo di rilevanza commerciale e dalle carni saporite.


In foto la Pannocchia (Squilla mantis).

giovedì 21 gennaio 2010

Il rombo chiodato


Il rombo chiodato (Psetta maxima) è un pesce marino presente nel Mediterraneo (ma anche in altri mari e nell'Oceano Atlantico). Vive su fondi sabbiosi, ghiaiosi o fangosi, dai pochi metri di profondità fino a circa 100 metri. Il corpo si presenta di forma quasi circolare, spesso ed appiattito come nelle sogliole. La pelle è priva di scaglie, ma al suo posto sono presenti dei tubercoli ossei distribuiti in alcuni punti del corpo e ben visibili. La livrea è marrone grigiastra. Raggiunge la lunghezza massima di 1 metro per i 12 Kg di peso corporeo, ma le dimensioni medie sono solitamente la metà di queste. Si nutre di pesci e di alcuni invertebrati. Le sue carni sono molto apprezzate. Le uova e le larve di questa specie sono pelagiche. Le femmine raggiungono dimensioni maggiori rispetto ai maschi.


In foto il Rombo chiodato su fondo sabbioso ( Psetta maxima).

mercoledì 20 gennaio 2010

Cavedano


Questo pesce d'acqua dolce, appartenente alla famiglia dei Ciprinidi, è presente nei fiumi e nei laghi di tutta Europa ed in alcune zone del Medio Oriente. Lo si trova nelle acque dolci correnti, limpide e calme o se ci troviamo in un lago vive nella zona litorale. E' un pesce molto resistente in quanto sopporta elevati livelli di inquinamento e riesce a vivere con bassissime concentrazioni di ossigeno. La livrea si presenta grigio verdastra sul dorso, mentre scendendo sui fianchi è biancastra. Le scaglie sono grosse. La forma del corpo è affusolata, per cui questo pesce possiede certe abilità natatorie. La bocca, terminale, è grande. La dimensione massima raggiunta dal cavedano è 60 cm di lunghezza per  3,5 Kg di peso corporeo, ma quasi sempre lo troviamo in taglie ben al di sotto di queste. La sua alimentazione è basata su vermi, crostacei, insetti, rane e topi e per tal motivo viene denominato dai pescatori lo "spazzino del lago". Da giovane ha abitudini gregarie, mentre da adulto passa alla vita solitaria. La riproduzione avviene nel periodo tra Maggio e Giugno e le uova vengono deposte sulla sabbia o sulle pietre. Le sue carni sono buone, ma a causa di una quantità di "spine" eccessiva non viene apprezzato. Nella pesca sportiva rimane tuttavia una delle prede più ambite e viene catturato utilizzando sia esche naturali, che artificiali. Nei vivai a volte viene utilizzando come cibo per lucci e trote.


In foto il Cavedano (Squalius cephalus).

martedì 19 gennaio 2010

Euglena


Le specie appartenenti a questo genere sono organismi unicellulari fotosintetici e sono molto particolari in quanto, in determinate condizioni, sono in grado di passare da una nutrizione autotrofa (basata sulla luce e sulla sostanza inorganica) ad una nutrizione eterotrofa (basata sull'assunzione di sostanza organica nel mezzo circostante). Per muoversi nell'ambiente acquoso, in cui questo microrganismo vive, utilizza i due flagelli di cui è dotato. I flagelli non hanno lunghezza uguale, uno di essi è molto più lungo dell'altro. Possiede una macchia oculare che funge da fotorecettore e viene utilizzato per muoversi verso le fonti luminose (grazie a cui questo organismo può trarre energia). Non esiste riproduzione di tipo sessuale. La riproduzione clonale si compie invece per scissione binaria longitudinale. Vivendo in ambiente acquoso è dotato di un vacuolo contrattile, che utilizza per regolare la concentrazione dei fluidi interni con quella dell'ambiente esterno.

In foto la specie Euglena viridis

lunedì 18 gennaio 2010

Un verme marino molto particolare


Questi vermi marini, appartenenti agli Echiuridi, sono parecchio affini ai Policheti, possedendo diverse caratteristiche in comune. Gli esemplari di Bonellia viridis vivono su fondali sabbiosi o fangosi in cui sono presenti, talvolta, anche ciottoli. Questa specie si nutre di detriti. Utilizzando la sua particolare proboscide raccoglie, infatti, piccole particelle organiche o piccoli animali che trova sul fondo marino. Dal suo corpo sferico si diparte una proboscide bifida lunga fino a un metro. Il colore è verdastro. Parecchio diffusa nel Mediterraneo, da fondali bassi fino a circa 100 metri. Questa specie è molto nota agli scienziati non per la sua particolare morfologia, che comunque è qualcosa di interessante, ma poiché è un caso estremo di dimorfismo sessuale. Il maschio di questa specie è sicuramente meno conosciuto (in quanto piccolissimo), tutta la descrizione fatta in precedenza si riferisce infatti all'esemplare femmina. Il maschio è nano, consiste in una larva non più lunga di 3 mm (contro i circa 8 cm del corpo cilindrico della femmina) priva di proboscide. Vive all'interno del' utero o dell'intestino della femmina. L'unico scopo del maschio è quello di fecondare le uova prodotte dalla femmina. Per le uova mature la determinazione del sesso dipende da dove esse si svilupperanno. Se infatti, una volta schiuse dalle uova, le larve cadono sul fondo libero diventeranno femmine, altrimenti, se riescono ad entrare nella proboscide della madre diventeranno maschi. Il fatto di diventare maschi è dovuto alla presenza nella proboscide della madre di un ormone, la bonellina, che induce le larve a sviluppare caratteri maschili.


In foto Bonellia viridis (esemplare femmina)

domenica 17 gennaio 2010

Lo squalo angelo


Questo squalo presenta una morfologia che differisce molto da quella "classica" squaliforme che ognuno di noi si immagina pensando ad uno squalo in genere; esso, infatti, presenta una morfologia ben diversa da quella che può avere ad esempio lo squalo grigio, tanto da poter essere confuso (dai meno esperti) per una razza. Di pesci angelo ne sono riconosciute attualmente 16 specie, la maggior parte delle quali vive solitamente in acque basse. Il corpo si presenta molto appiattito in senso dorso ventrale, le pinne pettorali sono ampie. Vivendo a contatto con il substrato gli occhi e gli spiracoli sono posizionati al di sopra della testa per poter permettere all'animale di respirare e di vedere quando aspetta in agguato le sue prede ignare. Posseggono due dorsali e l'anale è assente. Una caratteristica inusuale per gli squali che questa specie possiede è l'avere il lobo inferiore della pinna caudale più lungo di quello superiore. La lunghezza si aggira su 1,5 metri. Questa specie si nutre tendendo alle sue prede (pesci generalmente) degli agguati rimanendo coperta quasi totalmente sotto alla sabbia ed al momento oppurtuno uscire di scatto e risucchiare la preda direttamente nella sua enorme cavità boccale. Non è una specie aggressiva per l'uomo, ma se inavvertitamente calpestato può divenirlo.


In foto squalo angelo allo scoperto.

sabato 16 gennaio 2010

Barracuda


E' uno dei più formidabili, efficaci e veloci predatori presenti nei nostri mari. Imparentato con il barracuda oceanico, si presenta con un corpo cilindrico ed affusolato concepito per avere un' alta idrodinamicità. La bocca è ampia ed è munita di una serie di denti acuminati, sottili, affilati e leggermente rivolti all'indietro. I denti sono presenti anche sul palato. Le pinne dorsali sono due, parecchio distanziate tra loro. La caudale si presenta a forca, con i lobi uguali. Pettorali e ventrali corte. La colorazione varia dal brunastro al bluastro, dall'adulto al giovane. Può superare, in lunghezza, il metro. Molto diffuso nel Mediterraneo, è una specie pelagica che solitamente predilige nuotare nelle acque prossime alla costa, dove caccia le sue prede preferite (latterini, acciughe e sardine). Le prede vengono catturate con scatti velocissimi e subito divorate. La riproduzione avviene in primavera. E' una specie molto ambita nella pesca sportiva, all'arpione, con la lenza a traina oppure a spinning dalla riva con artificiali. Il nostro Barracuda (Sphyraena sphyraena) viene facilmente confuso con una specie affine (Sphyraena viridensis), presente anch'essa nei nostri mari. 

In foto particolare della bocca in cui è ben visibile la dentatura di Sphyraena sphyraena.

venerdì 15 gennaio 2010

Missine


Ai Missiniformi appartengono vertebrati privi di mascelle. Le Missine sono animali marini dal corpo anguilliforme e sono, quindi, dotati di una bocca sprovvista di mascelle. La bocca ha una sorta di ventosa, dotata di sei corti tentacoli a funzione sensoriale e di una lingua raspante adatta a succhiare liquidi corporei di animali morti o moribondi. Questi organismi sono privi di occhi e presentano il corpo "nudo" e morbido. La posizione delle loro fessure branchiali è leggermente spostata in posizione caudale; ciò è un adattamento dell'animale per non rischiare di soffocare nel momento in cui si ciba. Lungo il corpo dell'animale sono presenti ghiandole mucose in grado di produrre una notevole quantità di muco molto vischioso, usato ad azione difensiva.  La famiglia delle Missinidi comprende ben 74 specie. Questa specie depone le uova a circa 50 metri di profondità. Non ha nessun valore commerciale.

giovedì 14 gennaio 2010

Meduse giganti


Se nei nostri mari i problemi legati alle esplosioni di popolazioni di alcune specie di meduse sono, attualmente, principalmente le preoccupazioni dei bagnanti nei periodi estivi e dei gestori di zone balneari, in Giappone, meduse giganti, stanno provocando danni ben maggiori. Pare che in Giappone le esplosioni di questo genere di meduse, soprattutto del tipo Nomura, siano legati alla pesca intensiva (in quanto alcuni pesci si cibano delle meduse), inquinamento ed a ogni attività umana incontrollata che si riflette negativamente sulla qualità delle acque marine. Quando i pesci iniziano a diminuire, inevitabilmente, altre specie prenderanno il sopravvento, in questo caso le meduse giganti. Le Nomura in Giappone stanno creando parecchi problemi ai pescatori, interferendo con la loro attività di pesca e creando danni all'industria della pesca per un valore pari a 110 milioni di dollari. Tali meduse, che raggiungono il peso di 200 Kg e la larghezza di 2 metri, rovinano le reti e in taluni casi hanno addirittura provocato il ribaltamento di alcuni pescherecci; infatti, alcune imbarcazioni caricando reti piene di queste meduse da 200 Kg ciascuna hanno superato il carico dell'imbarcazione determinandone uno sbilanciamento e conseguente ribalto. Oltre a provocare questi danni di tipo diretto ad attrezzi di pesca ed imbarcazioni, rendono tossici i pesci che rimangono impigliati nelle reti poiché i tentacoli di queste meduse, come tutte le altre, sono dotati di "arpioni" in miniatura contenenti tossine. I pesci  diventano quindi immangiabili.


In foto reti da pesca piene di meduse giganti Nomura.

Tiktaalik: un pesce "umano"


Il ritrovamento del fossile di questo pesce, datato 375 milioni di anni fa (tardo Devoniano), ha suscitato un grandissimo scalpore poiché tale scoperta colma un anello mancante nella catena evolutiva della vita, esattamente l'anello che segna il passaggio dalla vita acquatica alla vita sulla terraferma. Il nome che gli è stato attribuito, Tiktaalik, vuol dire "grande pesce di acque poco profonde". Il fossile è stato rinvenuto tra le rocce delle isole Ellesmere (Canada). Questo particolare organismo è una forma transitoria tra un pesce e un anfibio e da alcuni è stato definito il "pesce con le mani" in quanto, per la prima volta, si riscontrano nei pesci articolazioni in grado di permettere una vita sulla terraferma. L'anatomia esterna del corpo è paragonabile a quella di un coccodrillo odierno, con un teschio piatto e gli occhi posti sulla sommità della testa. Le mascelle si presentano provviste di denti ben sviluppati ed affilati, adatti alla cattura di prede, come altri pesci. Questi animali potevano abbondantemente superare la lunghezza di 2 metri. Nonostante, come i pesci odierni, fosse dotato di scaglie e branchie, il Tiktaalik possedeva una cassa toracica più robusta rispetto a quella di altri pesci. Le costole sono simili a quelle dei primi tetrapodi.


In foto una ricostruzione di questo nostro lontanissimo parente, il Tiktaalik (Tiktaalik roseae).

domenica 10 gennaio 2010

Volvox


Questo genere di Protisti sono sostanzialmente delle alghe verdi unicellulari che vivono in forma coloniale. Sono presenti soprattutto in acqua dolce, infatti, erano già state osservate con i primi microscopi nel seicento in gocce d' acqua provenienti da uno stagno. Queste alghe devono il loro nome a Linneo che le nominò così poiché tali organismi ruotano come una trottola attorno ad un asse fisso del corpo. Come accennato prima, vivono in forma coloniale, hanno forma sferica e sono dotate di due flagelli. Alcuni biologi le considerano come un primitivo organismo pluricellulare che segna il passaggio a forme di vita più complesse ed organizzate. Tali alghe non sono infatti tutte identiche, ma all'interno di una colonia esiste una netta differenziazione tra le cellule.


venerdì 8 gennaio 2010

Animali marini pericolosi: Conus


In mare esistono animali che apparentemente sembrerebbero innocui, ma che in realtà sono in grado di provocare forti dolori anche all'uomo e talvolta risultare letali. Un esempio di tali animali sono alcune conchiglie del genere Conus, che comprende circa 600 specie. Queste conchiglie vivono in ambienti tropicali e sono caratterizzate dal possedere una proboscide dotata di un aculeo velenoso, che l'animale è in grado di scagliare come un piccolo dardo per parecchi centimetri. Questo aculeo, che è simile ad un arpione, contiene un potentissimo veleno, paragonabile a quello dei cobra. Questa tossina colpisce il sistema nervoso con i conseguenti danni letali che ne possono derivare anche per l'uomo. Pare che tutt'oggi non esista antidoto contro questo veleno. Tutti le specie appartenenti a questo genere sono carnivore, nutrendosi principalmente di piccoli pesci e crostacei, che uccidono con la potente tossina.


In foto il Cono manto d'oro (Conus textile), una tra le conchigle del genere Conus più letali.

Posidonia oceanica


La Posidonia, che molti erroneamente credono un'alga, è in realtà una pianta a tutti gli effetti con radici, fusto (modificato) e foglie. Ha persino frutti e fiori. E' una pianta marina endemica del Mediterraneo, dove forma delle ampie praterie sommerse che stanno al centro di un complesso ecosistema ricco in biodiversità. Guardando queste praterie dall'alto sono ben visibili le foglie verdi che possono superare il metro di lunghezza e sono caratterizzate da diverse nervature parallele che percorrono il lembo fogliare, che è largo 1 cm circa. L'estremità delle foglie si presenta arrotondata. Sotto al sedimento sabbioso nelle praterie di Posidonia sono presenti i fusti, chiamati rizomi, che decorrono sia in senso verticale che in senso orizzontale, andando a formare nel tempo una struttura chiamata "matte" formata dall'intreccio di rizomi e radici tra i quali rimane intrappolato il sedimento; tuttavia, solo la parte più superficiale della prateria è formata da piante vive, più in profondità nel sedimento, vi sono, invece, solamente radici e rizomi morti. Quando questa pianta si riproduce sessualmente (perché si può riprodurre anche asessualmente) produce un frutto, l' "oliva di mare" così chiamato per la somiglianza all'oliva, che viene rilasciato in acque libere e che, contenendo una sostanza oleosa, galleggia sulla superficie del mare fino a quando marcirà liberando il seme che, se cadrà su un substrato adatto, potrà dar vita ad una nuova pianta. Questa pianta è solitamente presente tra 1 e  30 metri di profondità e gioca un ruolo importante nella protezione dall'erosione costiera poiché è in grado di smorzare la forza delle onde e delle correnti prima che queste scarichino totalmente la loro energia sulla costa. Spesso sulla spiaggia, a partire dal periodo autunnale sono visibili ammassi delle sue foglie morte in decomposizione, tale struttura prende il nome di banquette. Non meno comuni sono gli egagropili, simili a palle feltrose, che si trovano spesso in abbondanza sulle spiagge. Tali strutture non sono altro che le foglie della stessa pianta, aggrovigliate dal moto ondoso ed essiccate al sole. 


In foto una prateria di Posidonia oceanica.

giovedì 7 gennaio 2010

Pesce mandarino


Questo bellissimo pesce è un pesce d'acqua salata ed è particolarmente diffuso nella zona lagunare e delle barriere coralline del Pacifico orientale. Raggiunge piccole dimensioni, massimo 8 cm circa di lunghezza. Gli occhi sono sporgenti. Possiede una bocca piccola. Le pinne pettorali si presentano robuste ed arrotondate. La colorazione di questo pesce è davvero qualcosa di affascinante, sono presenti livree di un colore blu acceso con punteggi e striature di colori molto intensi, dal giallo, all'arancio, al rosso, al verde. La sua alimentazione è basata su una serie di piccoli organismi che vivono aderenti al substrato corallino. Vive in piccoli gruppi. Data la sua bellissima colorazione questo pesce è tra i più ricercati per allestire vasche di acquari marini tropicali.


In foto il pesce mandarino (Synchiropus splendidus) in tutta la sua bellezza.

mercoledì 6 gennaio 2010

Smeriglio


Questo grosso squalo, presente nei nostri mari, raggiunge dimensioni che possono toccare i 4 metri di lunghezza per i 500 Kg di peso. Presenta un corpo fusiforme, alto al centro. Muso conico. Coda molto larga ed a mezza luna con il lobo inferiore leggermente più breve di quello superiore. E' dotato di una carena secondaria situata alla base della coda. I suoi denti aguzzi, simili a pugnali, vengono usati con ferocia e velocità su prede quali alici, sgombri, palamite, tonni e calamari. E' un forte nuotatore e per poter respirare deve stare continuamente in movimento, anche quando "dorme". Il colore varia dal grigio - bluastro al marrone nella parte dorsale, mentre in quella ventrale si presenta biancastro. Pesce di un certo interesse commerciale, le sue carni vengono spesso vendute fresche, fatte a fette, ma anche congelate od essiccate. A causa di una pesca indiscriminata l'esistenza di questo pesce è oggi a rischio.

In foto un giovane esemplare di Smeriglio (Lamna nasus).

martedì 5 gennaio 2010

Una conchiglia che galleggia: Janthina


Questo mollusco è un gasteropode, proprio come le chiocciole di terra o i murici marini e tante altre "conchiglie". A differenza però di tutti loro, questo piccolo gasteropode non vive a contatto con il substrato, conduce infatti vita pelagica, vivendo in alto mare e facendosi trasportare dalle correnti e dal moto ondoso. La Janthina riesce a mantenersi sulla superficie marina grazie alla capacità del suo piede (che in questa specie non viene quindi utilizzato per strisciare sul substrato) di secernere una sostanza vischiosa che a contatto con l'acqua indurisce formando numerose bollicine d'aria in quantità tale che riescono a mantenerla in superficie senza farla affondare. Le femmine di quasi tutte le specie di Janthina attaccano sotto a queste "bolle" le proprie uova. Trascinata dalle correnti, attaccata a questa sorta di "zattera d' aria" con la sua esile conchiglia rivolta verso il basso, la Janthina si sposta anche in gruppi composti da un numero elevatissimo di individui, che seguono la corrente. Questo mollusco è ad alimentazione carnivora, nutrendosi dello zooplancton che si imbatte nel suo tragitto. E' un animale cieco, non possedendo occhi, privo di opercolo e poichè è provvisto di un' esile conchiglia, la sua unica protezione è rappresentata dalla capacità di questo animale di emettere un debole schizzo di liquido viola simile a quello dei molluschi più evoluti. Incontrare un gruppo consistente di questi molluschi in alto mare è un esperienza tuttavia rara, anche se indubbiamente meravigliosa. 


In foto Janthina sp. con la sua "zattera" galleggiante

lunedì 4 gennaio 2010

Mugilidi


A questa famiglia di pesci ossei appartengono tutti quei pesci che vengono solitamente chiamati sotto il comune nome di cefali o muggini. I pesci di questa famiglia riescono a vivere quasi tutti sia in acque salate che salmastre e sono quindi quasi tutti eurialini, ovvero in grado di sopportare elevate escursioni di salinità. Le dimensioni massime raggiunte e il pregio delle carni varia parecchio all'interno di questa famiglia. Sono diffusi in tutti i mari tropicali e temperati del globo. Questi pesci, presentano un corpo fusiforme e leggermente compresso ai lati, ricoperto da scaglie di tipo cicloide. L'intestino è molto lungo. La loro alimentazione è basata principalmente su detriti organici, ma occasionalmente si nutrono anche di vegetali e piccoli invertebrati. Oggetto di pesca intensiva, soprattutto in Europa, vengono utilizzati per l'alimentazione umana e sono anche intensamente allevati in varie parti d' Italia con vari metodi. Esistono circa 80 specie di Mugilidi di cui solo 6 sono presenti nei nostri mari.

domenica 3 gennaio 2010

Datteri di mare


Questo mollusco bivalve vive all'interno di rocce di natura calcarea, dove vi penetra grazie alla secrezione di un acido ad azione corrosiva. La sua velocità di crescita è estremamente lenta, tanto che per raggiungere i pochissimi centimetri occorrono decine di anni. La pesca intensiva di questo mollusco ha distrutto, in alcune parti d'Italia, chilometri e chilometri di costa, poiché vivendo l'animale all'interno degli scogli non è possibile catturarlo senza distruggere questi ultimi. Nonostante sia la vendita che il consumo siano vietati, la pesca di frodo di questo animale continua ad essere praticata.


In foto datteri di mare (Lithophaga lithophaga) all'interno di una roccia.

sabato 2 gennaio 2010

Vermocane


Questo verme polichete errante è conosciuto sotto altri nomi, tra cui "verme cane" o "verme di fuoco". La scienza gli attribuisce il nome di Hermodice carunculata. Molto comune in Mediterraneo, questo animale, che vive prevalentemente su fondi rocciosi, è facilmente rinvenibile anche a bassissime profondità. Può raggiungere la dimensione massima di 30 cm e dispone di due paia di occhi. Il suo colore è grigiastro ed ai lati dei segmenti del corpo sono visibili le brachie rosse e le setole bianche. Le setole sono urticanti e se scagliate contro un aggressore (uomo compreso) sono in grado di infliggere delle dolorose irritazioni. Poiché tali strutture entrano facilmente sotto alla pelle (come dei veri e proprio arpioni) risultano difficili da togliere. Ci si può aiutare con del nastro adesivo, trattando poi la parte interessata con ammoniaca ed alcool. La parte colpita si presenta gonfia ed arrossata. Si nutre principalmente di animali marini morti.

In foto Hermodice carunculata su substrato roccioso.